martedì 9 luglio 2013

Processo per la bancarotta di Amia S.p.A.: costituiti parte civile 74 dipendenti

Ciao a tutti.

Dopo tanto silenzio, torniamo, una volta tanto, con una bella notizia.

In un Paese in cui in ambito giuridico c'è solo una certezza, che il diritto è incerto.
Vi è la certezza che i processi sono fatti soprattutto per noia, con superficialità e saccenza, che le sentenze sono scritte sull'onda dell'emotività del momento, nel bene e nel male.
Ebbene, una volta tanto il diritto ha avuto il sopravvento sulla convenienza politica, sui giochi di potere ed un gruppo di pochi - i pochi che hanno avuto il coraggio di esporsi in prima persona - ha la possibilità di chiedere il risarcimento dei danni per la gestione economica dissennata dell'azienda per la quale lavoravano.

Vi chiederete a cosa ci riferiamo. Si è tenuta oggi presso il Tribunale di Palermo, l'udienza per la bancarotta di Amia S.p.A., la società che si occupava della gestione e dello smaltimento dei rifiuti.

http://palermo.blogsicilia.it/processo-falsi-bilanci-amia-a-palermo-accolta-parte-civile-di-74-dipendenti/199311/

La breve cronistoria

Il 20 maggio scorso, 74 dipendenti di quella società ha chiesto al Tribunale di Palermo, in composizione collegiale, di costituirsi parte civile contro i loro ex amministratori, cioè coloro i quali - attraverso la loro condotta gestionale assolutamente dissennata - hanno condotto al dissesto finanziario della società stessa.

Da allora ad oggi, si sono inseguite molte voci, tutte pessimiste: nessuno dava questo gruppetto di persone come "vincente". Nessuno credeva che avrebbero avuto realmente la possibilità di far valere i loro diritti.
I sindacati stessi avevano cercato di dissuadere i lavoratori dall'agire in tal senso.

Hanno avuto torto.
I giudici del Tribunale di Palermo, oggi, hanno dimostrato che esporsi per richiedere la tutela dei propri diritti ha senso.
Hanno dimostrato che - a volte - lo Stato c'è e non solo per richiedere il pagamento delle tasse.

Certo, dobbiamo constatare - data l'esiguità dei numeri (74 dipendenti costituiti a fronte di quasi 2000 dipendenti totali) - che la sfiducia è dilagante.


Dobbiamo constatare che ancora si preferisce la logica del compromesso, della lamentela sussurrata nei corridoi e nei bar, insomma la logica della deresponsabilizzazione e dell'inabissamento.
Ma siamo anche consapevoli che i cambiamenti, per essere autentici e duraturi nel tempo, non possono essere repentini, ma lenti e costanti.
Ebbene, ci auguriamo che questi 74 siano da esempio per gli altri.
Ci auguriamo che gli altri comprendano che non ci può essere cambiamento se non c'è unità.

E ci auguriamo che questa decisione del Tribunale possa portare, laddove si raggiungano le prove della colpevolezza degli imputati, non solo alle giuste condanne, ma anche al risarcimento dei danni che le costituite parti civili hanno subito, in qualità di dipendenti dell'Amia S.p.A., nel corso di tutti questi anni.
Badate bene: non le condanne risarcitorie fini a sè stesse, o, peggio, per far arricchire i costituiti, ma per dare un segnale.
Per far capire che chi sbaglia deve pagare. Davvero e non solo sulla carta.
Per far capire che la gente è stufa di essere presa in giro: d'ora in poi vigilerà sui beni comuni e - quando questi verranno deturpati - loro, compatti, insorgeranno.