giovedì 24 aprile 2014

Rogo Thyssen

Oggi la Cassazione, a sezioni unite - la massima autorità in ambito giurisprudenziale - ha definitivamente archiviato la possibilità di condannare un imprenditore per omicidio doloso, sebbene a titolo di dolo eventuale, nel caso in cui uno o più operai muoiano sul luogo di lavoro.

Molti gridano allo scandalo, tanti si chiedono perché, alcuni ipotizzano l'intervento dei poteri "forti".

Ebbene io non so cosa sia successo nel caso concreto, nè mi permetto di giudicare. Di questa vicenda non mi sono interessata nel dettaglio, ma fin dall'inizio ho ritenuto che sarebbe finita esattamente così. Non perché io abbia la sfera di cristallo, semplicemente perché questo è il diritto.

Non si può - e non si deve - attribuire ai magistrati un potere - quello legislativo - che non gli spetta. 
Non ci si può aspettare che loro facciano il lavoro dei parlamentari.

A tutti quelli che si lamentano per questa sentenza vorrei fare una semplice domanda: se ritenete che sia necessaria una maggiore severità nella punizione per il mancato rispetto della normativa a tutela dei lavoratori (come del resto io ritengo!) perché non presentate un disegno di legge da far approvare in parlamento? 
Perché non prevedere che la violazione, COLPOSA, di quelle norme - per l'elevato numero di vittime che in potenza possono esserci - è punito con pene elevatissime, col minimo a 6-7-8 anni?
Una legge di questo tipo risolverebbe una serie di questioni.
1) eliminerebbe alla radice il rischio di avere sentenze contrastanti fra i vari gradi di giudizio e fra i vari uffici giudiziari: con pene così elevate non è più necessario ricorrere a "stratagemmi inquisitori" nei casi in cui una morte faccia più notizia delle altre, evitando dunque di lasciare il tutto all'arbitrio e alla sensibilità degli uffici di Procura.
2) si avrebbe per conseguenza maggiore certezza del diritto ed anche della pena: la previsione di pene così elevate infatti esclude la possibilità di ottenere la sospensione condizionale, aumentando decisamente il rischio di andare in carcere in caso di condanna, poiché anche i benefici penitenziari sarebbero tutt'altro che automatici.
3) se si prevedesse poi anche l'obbligatorietà del risarcimento ai familiari della persona offesa per poter patteggiare, si garantirebbe una maggiore giustizia sostanziale in termini di riparazione - almeno parziale - del danno.
4) la previsione di sanzioni penali e "processuali" di questo tipo, comporterebbe necessariamente un maggior rispetto per l'applicazione delle norme a tutela dei lavoratori: un imprenditore - nel calcolo dei costi/benefici - dovrebbe valutare con molta attenzione l'ipotesi di finire in carcere per diverso tempo a fronte della possibilità di spendere - per essere a norma - qualche decina di migliaia di euro.

Tutto questo non sarebbe in alcun modo possibile farlo solo con una sentenza, quand'anche della Cassazione a Sezioni Unite!
Pertanto chiedo a tutti coloro i quali gridano vendetta per la sentenza in oggetto di fare propri i suggerimenti di cui sopra, e farli arrivare in Parlamento perché i lavoratori inizino DAVVERO ad essere tutelati e ad essere tutelati SEMPRE e non solo quando il caso fa notizia.

Purtroppo la demagogia non aiuta nessuno, anzi. Danneggia il diritto dei cittadini e frustra le giuste pretese risarcitorie dei parenti delle vittime.

Ricordiamoci sempre che i magistrati devono solo APPLICARE la legge, non farla. Una magistratura che abbia anche in concreto la possibilità di legiferare porta inevitabilmente ad uno stato di polizia, con terribili ed inevitabili disuguaglianze ed ingiustizie.

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